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La magia dei gatti

In tutti i tempi e in tutti i luoghi i gatti hanno sempre rappresentato quel meraviglioso anello di congiunzione tra il nostro mondo umano e qualcosa che va verso la trascendenza dello spirito, qualcosa che per noi è invisibile ma forse per i nostri compagni felini non è poi così celato ai loro sensi. Basta osservare un gatto, anche il più piccolo e appena nato, per capire questa verità.
Tra le innumerevoli storie di gatti, vorrei raccontarne due, forse a voi note, una che appartiene alla tradizione shintoista giapponese e l'altra alla tradizione popolare buddhista.

Tra i shintoisti, un posto particolare merita il Maneki neko, o Gatto della fortuna, tuttora rappresentato in statuine di porcellana o ceramica, rappresentante il felino (di razza giapponese) con una zampa alzata, nel segno dell'invito a seguirlo (che noi occidentali potremmo scambiare per un saluto). Se viene esposto nelle attività commerciali, la destra alzata attira il denaro, la sinistra i clienti.
Narra la leggenda (cit. da Wikipedia):

"Nel Diciassettesimo secolo, in un tempio di Tokyo, viveva un monaco poverissimo, costretto a dividere il suo cibo con un gatto Tama.
Un giorno, durante una tempesta, un ricco signore si fermò sotto un albero del tempio per ripararsi dalla pioggia. Mentre aspettava la fine della tempesta, vide un gatto, che con la zampa, lo invitava a seguirlo verso il tempio. L'uomo si alzò per seguire il gatto e proprio in quel momento un fulmine colpì la pianta.
Da quel giorno l'uomo divenne amico del monaco e del gatto, che non dovettero più vivere in povertà. Quando il gatto Tama morì fu seppellito nel tempio di Goutokuji.
"

La seconda storia di gatti proviene dalla cultura popolare buddhista e narra di come nacquero i dodici segni dello zodiaco cinese (fonte Wikipedia):

"Secondo la leggenda il Buddha nel presentimento della sua fine terrena, chiamò a raccolta tutti gli animali della terra, ma di questi solo 12 andarono ad offrire il loro saluto. Come premio dunque per la loro fedeltà il Buddha decise di chiamare ogni anno del ciclo lunare con il nome di ciascuno dei 12 animali accorsi. Il topo, furbo e veloce di natura, arrivò per primo. Il diligente bue arrivò secondo, seguito dall'intrepida tigre e dal pacifico coniglio. Il drago arrivò quinto seguito subito dal suo fratello minore, ovvero il serpente. L'atletico cavallo fu settimo e l'elegante pecora ottava, subito dopo arrivò l'astuta scimmia, e poi ancora il coloratissimo gallo, il fedele cane per poi finire con il fortunato maiale che arrivò appena in tempo per salutare anch'egli il Buddha."

Il gatto invece non ebbe dedicato nessun anno, poichè messosi a dormire, chiese al topo di svegliarlo quando fosse il tempo della chiamata. Ma il topo, si narra per gelosia della bellezza del gatto, non lo svegliò e si recò da solo all'appuntamento. E quindi il maiale, l'ultimo arrivato, prese il posto del gatto. Da allora esiste l'inimicizia del gatto col topo..

Per approfondimenti:
Wikipedia - Maneki neko
Wikipedia - Astrologia cinese

The photo above is taken by "End of Level Boss", on Flickr, Creative Commons licence.

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