Il vaso di Rubin |
Guardate quest'immagine a fianco, l'avrete vista tante volte, due volti (in nero) che, quando si avvicinano, formano la sagoma di una elegante coppa (bianca).
Per comunicare, occorre che la coppa rimanga sempre vuota, affinchè ciascuno possa sempre riempirla donando un pò di sé all'altro e si possa abbeverare del dono altrui.
Se invece uno dei due (o peggio, entrambi) la riempono subito, col proprio ego, coi prodotti fossilizzati della propria mente (gli schemi mentali che sanno solo dire: "è così e non può essere diversamente"), può nascere solo disarmonia, non si crea nessuna unione alchemica (o affinità elettiva) o peggio, può degenerare in rivalità e scontro verbale.
Se la coppa è già piena, è inutile parlare o conversare con l'altro, non c'è più nulla da aggiungere, l'ego ha preso tutto per sé e non lo molla più!
E infatti, cosa si offre agli ospiti ? Si versa da bere, che si tratti di una bevanda al tè, oppure di un caffè o di un buon vinello. Ecco allora l'analogia che si compie nel rito del bere assieme: l'ospite offre da bere nelle tazze o coppe, che si riempono e si svuotano, così come la conversazione che fluisce armoniosamente.
Quante volte vi sarà capitato di parlare con persone che sono così piene di ego che "sanno tutto loro". Le ascolti ma non è possibile conversare, perchè ciò che dici, se è uguale a quello che lui pensa, farà parte dell' eco della sua voce, diversamente le tue parole saranno raccolte solo dal vento.
L'antidoto all'ego della mente è la semplicità, la purezza dei pensieri, sviluppare quella qualità spiccatamente femminile che rappresenta la ricettività, il cui simbolo è una coppa vuota.
Pensate a come sarebbe il mondo se tutti noi esseri terrestri sapessimo ricevere, essere un ricettacolo a tutte le istanze altrui, sia come sensibilità alle anime del mondo, che genera altruismo e generosità, e quindi sensibilità verso il pianeta vivente, agli animali che ci abitano e alla Madre Terra che fa grandi sforzi per accoglierci nonostante noi non sappiamo mostrare altrettanto rispetto.
Mi è capitato in questi giorni di incontrare prima un monaco zen (a suo dire) così pieno di sé che mi ha procurato un mal di testa nell'ascoltare le sue granitiche convinzioni (altro che l'analogia della coppa vuota che insegnano i maestri buddhisti) e poi il giorno dopo di conversare con un artista e pittore calabro, la cui semplicità di vita unita alla sua profonda ispirazione dell'anima era pronta per accogliere, come una coppa vuota, le espressioni artistiche e i discorsi altrui, di qualunque natura, convinzione o argomento fossero.
La coppa, l'accoglienza, non a caso diventa sacra nel simbolo della coppa per eccellenza, il Sacro Graal, che ancora oggi vediamo rappresentata come il Sacro Cuore di Gesù.
Commenti