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La Crisi siamo noi

 

Non avete mai pensato che la cosidetta "crisi" non è qualcosa che ci viene imposto dall'esterno e noi la subiamo, ma è qualcosa che è originata da dentro ?
E' come se vedessimo solo il velo della realtà, come un'ombra mal definita, ma non la realtà stessa. La "crisi" (non mi stancherò di metterla tra virgolette) che vediamo è certamente economica ma deriva dal profondo di noi stessi.

Guardate in questi giorni i fatti di cronaca, sembra la trama di un film: 1994 - 2014 , esattamente vent'anni dopo Tangentopoli, eccoli di nuovo alla ribalta, vecchi e nuovi personaggi, stessa città e stesso copione, con gli stessi scopi, come se non fosse cambiato nulla (1).
E a Torino un'anziana signora di 75 anni viene sfrattata di casa, causa morosità, dopo un'intera esistenza passata nella nostra città (2).
Ci sono persone che si lamentano non perchè non hanno soldi, come la signora che perde la casa, ma perchè non possono mantenere il loro stile di vita, perchè hanno soldi da investire ma la banca non gli da abbastanza interesse e intanto vestiti elegantemente si lamentano, perchè c'è "crisi", come fosse una malattia che li ha contagiati, benenetti loro!

Quello che osservo è siamo troppo condizionati da un parossismo di "uso e consumo", "usa e getta", se gli oggetti non sono già stati costruiti per avere una obsolescenza programmata, siamo noi che ce ne sbarazziamo prima del tempo, solo che adesso con la "crisi", ahinoi, si può fare con meno frequenza.
Anche nel campo del lavoro, con queste tipologie di contratti ormai sempre più evanescenti, c'è una grande perdita della "cultura del lavoro", è il tempo di grande sfruttamento lavorativo, un affare d'oro per chi cavalca la "crisi". Non c'è più l'attenzione alla qualità del lavoro che è proporzionato alla capacità della persona. Lavori pagati con miseri "centesimi al minuto" per tutti, anche se tu sei portatore di cultura e operosità.
Noi che sentiamo sempre più inaccettabili queste ingiustizie ed iniquità, possiamo fare un grande lavoro, operando in noi stessi, allontanando ogni sentimento negativo (che non significa essere allegri per forza), dare un esempio di moralità, di pazienza, di saggezza, con parole e gesti che compiamo ogni giorno.
Non serve una rivoluzione nella società, serve un cambiamento profondo nell'intimo, diventare come un faro, come una luce che si accende ed altri lo vedono e a loro volta la ritrasmettono.
Questo significa compiere una trasformazione in se stessi, perchè c'è sempre qualcosa da migliorare in noi. Abbandoniamo zavorre di vecchi concetti che brandiamo come una lancia ad ogni conversazione, ascoltiamo più che parliamo, diventiamo luce per gli altri.

Fonti:
 - (1) La Stampa, Appalti e tangenti, terremoto Expo
 - (2) La Stampa, “La signora Agata non finirà a dormire sotto un ponte”

The photo above is taken by "Victoria Pickering" , on Flickr, Creative common licence.

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