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L'ippocampo

Da sempre affascinante, il cavalluccio marino, o ippocampo (dal greco, hippos il cavallo e campos, il mare, quindi cavallo di mare) trova il suo omonimo nel lobo temporale del cervello animale, in numero pari, uno per ogni emisfero.
Concordano quasi tutti i medici sulla funzione dell'ippocampo, ovvero di organizzatore della nuova memoria, che riguarda gli eventi vissuti, e della navigazione spaziale.

Curioso che il primo anatomista che lo scopri' , Giulio Cesare Aranzi (1564 circa) vide la somiglianza con l'animale marino, per via della sua forma curva. Quindi come il cavalluccio marino elegantemente si muove e si orienta nell'acqua, in maniera cosi' difforme da tutti gli altri pesci, anche il nostro ippocampo grazie alle sue capacita' di rappresentazione tridimensionale ci fa orientare e trovare sempre la giusta strada (Aranzi non sapeva ancora a cosa serviva!).

A questo proposito studi recenti (Le Scienze) collegano la malattia degenerativa dell'Alzheimer con l'uso dei navigatori satellitari basati sul sistema di localizzazione GPS.
Chi ne fa uso sembrerebbe piu' predisposto ad una precoce demenza di questo tipo. E'come dire che, se smetti di usare il tuo ippocampo sostituendolo simbolicamente con una "protesi" elettronica, lui smette progressivamente di funzionare (si atrofizza perche' ormai non ti serve piu') con tutte le conseguenze che ne derivano (tra cui la perdita della memoria recente).

A mio avviso il punto e' proprio questo: non e' che diventi vecchio e quindi ti viene una malattia degenerativa (sei vecchio, cosa ti aspetti d'altro?) ma e' l'opposto per me : una scorretta psiche, un modo errato di porre la tua coscienza nel mondo produce la malattia quindi la vecchiaia.
Come descrive bene un articolo di Romeo Lucioni (leggi) la psiche gioca un ruolo fondamentale, attraverso la perdita di identita', e in particolare nella solitudine (la perdita della compagnia di amici e parenti), e quindi"angoscia ed il sentimento depressivo di aver subito una perdita irreparabile, di non avere più ciò che dà 'senso alla vita'”. Ovvio che quando si vive piu' a lungo degli altri capita piu' spesso di trovarsi da soli o di aver esaurito il senso della vita (o finalmente di chiederselo!).
La filosofia orientale spiega che il problema fondamentale e' l'errata identificazione del proprio io personale, materiale e caduco, con il se', la parte spirituale che non e' legata alla materia fisica.

So che potrebbe sembre strano, e certamente impossibile da dimostrare, ma io credo che siamo noi che decidiamo di diventare vecchi, non certo volontariamente, ma e' un programma (se volete solo biologico oppure spirituale) che dentro di noi viene eseguito. L'abitudine e' il veicolo che puo' propagare malattie, l'abitutide (che e'un programma) che si propaga da generazione in generazione e che il nostro DNA e le nostre cellule registrano. In questo senso estremo, la vecchiaia e' la prima malattia genetica, l'abitudine (o il programma) di invecchiare, abitudine nata da quando esiste la vita sulla Terra.

Stupendo sarebbe giungere ad un livello di coscienza tale da potersi permettere di non invecchiare. Grandi mistici orientali, yogi indiani ad un certo punto della loro esistenza, finito il loro compito (cio' presuppone di conoscere il nostro vero compito, che non e' poco), applicano il distacco, decidono coscientemente di lasciare il corpo fisico (non si parla piu' di morte).
In questo vedo una delle piu' grandi conquiste dello spirito, deprogrammandosi e perdere il vizio di invecchiare e realizzare al suo posto, quando giunge la nostra ora, il distacco.


Articoli:
- Le Scienze, "Il GPS complice dell'Alzheimer?"
- Romeo Lucioni, Alzheimer e Coscienza
- Wikipedia, Ippocampo (anatomia)

The photos above are taken by "Roberto Ferrari" and "Dhinoo G" , on Flickr, Creative Commons licence.

Commenti

Luke ha detto…
Mi e' stato fatto giustamente osservare che campos non vuol dire mare, che invece e' thalassa..
a volte non e' bene fidarsi alla cieca di Wikipedia :-) !
Il dizionario etimologico infatti riporta alla voce ippocampo l' etimo ippos, cavallo, e kampe, bruco, poiche' l'animaletto marino nel corpo e nella coda assomiglia ad un bruco.
L'uso di chiamarlo cavallo marino deriva dal fatto che solo il collo e la testa assomiglia alla testa di un cavallo..!
Si veda anche il link:
http://www.etimo.it/?term=ippocampo&find=Cerca
Zag ha detto…
... devo passare ad Abitudine 2.0

:)

Come sempre offri punti di vista affascinanti.
Il consiglio di tenere allenato il cervello viene dato ormai da decenni anche dalla medicina moderna: parole crociate, poca TV, leggere... E poi anche gli antichi romani ci erano arrivati: "mens sana in corpore sano". Siamo noi che abbiamo un po' perso la bussola... sarà sempre colpa del GPS? :)

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