Trovo molto interessante l'articolo su Repubblica, dal titolo "Meglio Lennon che una pasticca per calmare i nervi troppo tesi", dove uno studio di psicologi ha messo in correlazione l'ascolto della musica con l'effetto psicologico prodotto, che è lo stesso degli psicofarmaci.
Come dire, prendete tutte le pasticche e buttatele via, non servono a niente, tranne ai lauti profitti di Big Pharma, e ascoltate della buona musica, dosata e scelta a seconda dell'effetto desiderato.
Le implicazioni sono molto più profonde di quello che sembri, ben riassunte dalla frase di chiusura dell'articolista Angelo Aquaro (cito testualmente) :
"Ma i tre psicologi vanno oltre: notando come ritmo, armonia, risonanza e sincronia sono fra l'altro termini musicali che vengono sorprendentemente usati anche nello studio del cervello. E che i ritmi del cervello, viceversa, sono organizzati con gli stessi principi della musica. Noi stessi, dicono, siamo musica: "La prima musica codificata nella nostra memoria è proprio la prima vibrazione che ci ha generato: il ritmo delle nostre prime cellule". "Imagine" te stesso: la droga naturale che ci portiamo dentro."
Come insegna la tradizione orientale (e spero presto nelle scuole), noi siamo molto più immateriali di quello che pensiamo. Non siamo il nostro corpo (è quello che crede la nostra personalità). Non siamo nemmeno i nostri pensieri, come insegnano le discipline yoga.
Studiando noi stessi sempre più a fondo, e questa è una mia opinione, siamo molto più simili ad onde, vibrazioni armoniche che si manifestano nelle nostre cellule, che passano attraverso i nostri neuroni. Molto immateriali.
Ed essendo la musica costituita da onde sonore, è proprio vero che noi essenzialmente siamo della stessa natura di cui è fatta la musica!
Fonte : Repubblica, "Meglio Lennon che una pasticca per calmare i nervi troppo tesi"
The image above is taken by "digitalbob8", on Flickr, Creative Commons licence.
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