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"Ponete a un cristiano, protestante o cattolico, intellettuale o no, la domanda seguente: cosa insegna il Nuovo Testamento sulla sorte individuale dell'uomo dopo la morte? Tranne rare eccezioni riceverete sempre la stessa risposta: l'immortalità dell'anima; e tuttavia, questa opinione, per quanto possa essere diffusa, è uno dei più gravi malintesi concernenti il cristianesimo… La concezione cristiana della morte e della risurrezione… è incompatibile con la credenza greca dell'immortalità dell'anima." (Oscar Cullmann, teologo luterano)
Mi sono sorpreso a scoprire che l'Ebraismo e il Cristianesimo a rigore non ammettono l'immortalità dell'anima, come personalmente credo, ma soltanto la "resurrezione dei morti" (che non è la stessa cosa).
E penso sia un errore commesso da molti che si professano cattolici.
I veri cattolici dal canto loro mi sembra che non facciano nulla per evidenziare questa distinzione, dato che è stata la Chiesa stessa che l'ha fatta propria, creando un sincretismo tra il primo cristianesimo (che riteneva imminente il ritorno del Cristo e quindi prossimo il Giudizio Universale) e la filosofia greca, in particolare la corrente platonica che invece credeva nell'immortalità dell'anima (derivandolo forse, e mi piace ragionevolmente pensarlo, da più antiche concezioni induiste, di cui quasi sicuramente il filosofo è venuto a conoscienza).
Così nella traduzione della bibbia ebraica, il termine "nefesh" (l'anima ebraica) è stato tradotto con la psyché greca ovvero l'anima. Tuttavia è noto che la nefesh ebraica è il soffio vitale di Dio, che non sopravvive dopo la morte, mentre noi abbiamo il concetto di anima derivato da quello della filosofia platonica, ovvero immortale.
Da qui e da tanti altri esempi, il fraintendimento ancora oggi ben vivo..
Un link per approfondire :
"Il sicretismo nella dottrina dell'anima immortale"
http://qebiblia.blogspot.com/2008/10/il-sincretismo-nella-dottrina-dellanima.html
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