L'ultimo tabù, ovvero la clonazione dell'essere umano sembra caduto o ormai prossimo a cadere.
E' un processo ahinoi inevitabile: da quando il primo essere vivente fu clonato, la pecora scozzese Dolly, era comparsa nei pensieri più inconfessabili del genere umano la domanda "a quando l'uomo?".
La notizia è dell'Independent, "fertility expert: 'I can clone a human being' ", ripresa anche da La Stampa di oggi col titolo "sono in grado di clonare un umano": il dottor Panayiotis Zavos, cipriota di origini greche, sostiene di aver fecondato quattro donne con ovuli clonati, anche se ciò non ha portato a nessuna gravidanza. L'operazione si ritiene che sia stata condotta in una "terra franca" ovvero in qualche stato del Medio Oriente dove non c'è nessun divieto a questo genere di intervento.
L'etica e il senso profondo dell'essere umano, a mio parere, si sta sempre più alienando dall'uomo e dalle sue ricerche. Ci stiamo muovendo verso una direzione incontrollabile e inconoscibile per gli effetti che potrebbe implicare, per un piccolo fine di bene si rischia di aprire una vasta ed estesa possibilità di male che l'uomo ha già conosciuto per precedenti scoperte (due tra tutte: l'energia nucleare, nel doppio uso, a fini civili e militari, e la manipolazione genetica delle piante ad uso agricolo), ma che, con la clonazione minaccebbe dall'interno l'esistenza stessa.
L'uomo non è più connesso con il pianeta in cui vive e che lo ospita, il pianeta Terra, che soffre essendo lui stesso un organismo vivente, tanto è vero che l'inquinamento e il riscaldamento globale creato dall'uomo è una realtà innegabile. Ora, con il rischio di sconnettersi da se stesso, dall'etica e dai suoi valori, un'altra battaglia è persa.
Triste che proprio oggi si celebri l'"Earth Day", col sottotitolo di una giornata per salvare la Terra (fonte), come se, un giorno dell'anno bastasse, taluni con un sempliciotto entusiasmo di facciata e nulla più, salvare nostra Madre Terra.
The photo above is taken by "Bobasonic", on Flickr, Creative Commons licence.
E' un processo ahinoi inevitabile: da quando il primo essere vivente fu clonato, la pecora scozzese Dolly, era comparsa nei pensieri più inconfessabili del genere umano la domanda "a quando l'uomo?".
La notizia è dell'Independent, "fertility expert: 'I can clone a human being' ", ripresa anche da La Stampa di oggi col titolo "sono in grado di clonare un umano": il dottor Panayiotis Zavos, cipriota di origini greche, sostiene di aver fecondato quattro donne con ovuli clonati, anche se ciò non ha portato a nessuna gravidanza. L'operazione si ritiene che sia stata condotta in una "terra franca" ovvero in qualche stato del Medio Oriente dove non c'è nessun divieto a questo genere di intervento.
L'etica e il senso profondo dell'essere umano, a mio parere, si sta sempre più alienando dall'uomo e dalle sue ricerche. Ci stiamo muovendo verso una direzione incontrollabile e inconoscibile per gli effetti che potrebbe implicare, per un piccolo fine di bene si rischia di aprire una vasta ed estesa possibilità di male che l'uomo ha già conosciuto per precedenti scoperte (due tra tutte: l'energia nucleare, nel doppio uso, a fini civili e militari, e la manipolazione genetica delle piante ad uso agricolo), ma che, con la clonazione minaccebbe dall'interno l'esistenza stessa.
L'uomo non è più connesso con il pianeta in cui vive e che lo ospita, il pianeta Terra, che soffre essendo lui stesso un organismo vivente, tanto è vero che l'inquinamento e il riscaldamento globale creato dall'uomo è una realtà innegabile. Ora, con il rischio di sconnettersi da se stesso, dall'etica e dai suoi valori, un'altra battaglia è persa.
Triste che proprio oggi si celebri l'"Earth Day", col sottotitolo di una giornata per salvare la Terra (fonte), come se, un giorno dell'anno bastasse, taluni con un sempliciotto entusiasmo di facciata e nulla più, salvare nostra Madre Terra.
The photo above is taken by "Bobasonic", on Flickr, Creative Commons licence.
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