E' forse il balzello più odiato dagli italiani, quello del canone della Rai.
Risale al nostro retaggio monarchico, un regio decreto di Vittorio Emanuale III, anno 1938, la tassa per la detenzione di apparati atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive.
Ed essendo una tassa dello Stato non può essere sottoposta a referendum di abrogazione.
Come tanti cittadini, mi sono trovato a rinnovare l'abbonamento (entro il 31 gennaio) per l'anno in corso.
Come se non bastassero gli spot della RAI a convincerci che è cosa buona e giusta (ma perchè, abbiamo forse una scelta ?) , prendendo in giro la nostra intelligenza quando, anni fa, gli spot giocavano sul doppio senso canone - cane grande (da depravazione mentale, nemmeno un bambino arriverebbe a tanto), avendo anche dovuto ricevere in passato ingiustificatamente lettere impositive dalla Egregia Signora Rai quando non possedevo ancora un televisore (avrei dovuto comunque pagare la tassa?), ecco adesso sbandierata l'economicità della tassa RAI, "solo" 107,50 euro... evviva! (si veda anche il grafico comparativo sul sito della Rai).
Caspita, quanto ci fa risparmiare la RAI, solo 107,50 € (!) .. in confronto alla Francia (116 €), la Germania (204,36 €), l'Inghilterra (187 €), fino ad arrivare alla costosissima Islanda, ben 346,59 €!
Peccato che mamma Rai dimentichi di scrivere che il finaziamento dell'azienda provenga per un 40% dalla pubblicità (fonte in calce). In Inghilterra il finanziamento proviene totalmente dal canone, in Germania nelle due reti nazionali Ard e Zdf esistono gli spot solo nei giorni lavorativi dalle 17.00 alle 20.00 (pensate che paradiso!) e in Francia dal 2009 ci sarà una regolamentazione degli spot, che non potranno interrompere in maniera selvaggia i programmi.
Per non parlare di tv nazionali senza spot : Norvegia, Dannimarca, Svezia, Finlandia.
E infine i paradisi fiscali, i paesi senza canone : Paesi Bassi, Portogallo, Ungheria e Spagna.
fonte : http://www.nuovofiscooggi.it/ - Tassa sulla tv, Italia ed Europa un confronto a tutto campo
Tho photo above is taken by "videocrab", on Flickr, Creative Commons licence.
Risale al nostro retaggio monarchico, un regio decreto di Vittorio Emanuale III, anno 1938, la tassa per la detenzione di apparati atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive.
Ed essendo una tassa dello Stato non può essere sottoposta a referendum di abrogazione.
Come tanti cittadini, mi sono trovato a rinnovare l'abbonamento (entro il 31 gennaio) per l'anno in corso.
Come se non bastassero gli spot della RAI a convincerci che è cosa buona e giusta (ma perchè, abbiamo forse una scelta ?) , prendendo in giro la nostra intelligenza quando, anni fa, gli spot giocavano sul doppio senso canone - cane grande (da depravazione mentale, nemmeno un bambino arriverebbe a tanto), avendo anche dovuto ricevere in passato ingiustificatamente lettere impositive dalla Egregia Signora Rai quando non possedevo ancora un televisore (avrei dovuto comunque pagare la tassa?), ecco adesso sbandierata l'economicità della tassa RAI, "solo" 107,50 euro... evviva! (si veda anche il grafico comparativo sul sito della Rai).
Caspita, quanto ci fa risparmiare la RAI, solo 107,50 € (!) .. in confronto alla Francia (116 €), la Germania (204,36 €), l'Inghilterra (187 €), fino ad arrivare alla costosissima Islanda, ben 346,59 €!
Peccato che mamma Rai dimentichi di scrivere che il finaziamento dell'azienda provenga per un 40% dalla pubblicità (fonte in calce). In Inghilterra il finanziamento proviene totalmente dal canone, in Germania nelle due reti nazionali Ard e Zdf esistono gli spot solo nei giorni lavorativi dalle 17.00 alle 20.00 (pensate che paradiso!) e in Francia dal 2009 ci sarà una regolamentazione degli spot, che non potranno interrompere in maniera selvaggia i programmi.
Per non parlare di tv nazionali senza spot : Norvegia, Dannimarca, Svezia, Finlandia.
E infine i paradisi fiscali, i paesi senza canone : Paesi Bassi, Portogallo, Ungheria e Spagna.
fonte : http://www.nuovofiscooggi.it/ - Tassa sulla tv, Italia ed Europa un confronto a tutto campo
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