Sin da piccolo ho sempre mostrato avversione per ogni genere di ingiustizia. Tra le grandi ingiustizie italiane, introdotte in questi ultimi anni di deriva della societa' e' a mio parere la limitazione all'accesso ad alcune facolta' universitarie attraverso il cosidetto "test d'ingresso" che le fa diventare un circolo di privilegiati (o in alcuni casi, raccomandati), un'elite a "numero chiuso".
Se accettate il mio parere di dottore in ingegneria elettronica, il test (dal sito del Miur, si legga il quiz di Medicina di quest'anno) e' un'insensata valutazione di studenti ancora prima che inizino il percorso scolastico, che non puo' valutare chi e' degno perche' presuppone conoscenze di qualcosa che si studiera' in futuro, proprio nella facolta' in cui ci si iscrive, o presuppone che chi fara' il test e voglia superarlo, abbia una cultura cosi' generale e vasta (letteratura, musica, diritto) che non e' affatto richiesta per ragazzi di quell'eta' (ne per chiunque e' d'obbligo possederla), e che comunque non riguarda la loro futura professione, ma la loro cultura personale.
Paradossale come certa mentalita' limitata del servizio militare. Quando durante i dieci mesi di leva obbligatoria (oggi per fortuna abolito) mi capitava di montare di guardia, si veniva messi in riga ed interrogati dall'ufficiale di picchetto sul regolamento e sulle consegne. Quale consegne ? Nessuno mi aveva mai spiegato niente nei dieci mesi. Tu spiegami quali sono, dammi dei libri o un manuale su cui studiare e poi, se ti fa piacere, te le recito anche a memoria. Ma non chiedermi qualcosa che nessuno mi ha mai insegnato! Per usare un vocabolo di una delle domande di quest'anno di medicina, una situazione kafkiana: le consegne dei militari mai spiegatami come il test di ingresso.
Che dietro ai "test di ingresso" ci sia un'interessata lobby affaristica (e di detenzione del potere personale e di privilegi di casta) non mi sembra la solita invenzione cospirazionista ma la realta'. Ed e' palese proprio in questi giorni.
Infatti si e' appena conclusa a Torino, a Palazzo Carignano, il Consiglio Nazionale degli ingegneri il cui presidente invocava il numero chiuso anche al Politecnico di Torino (fonte) (per cosa? Per la conservazione della razza in via di estinzione degli ingegneri?). Gli risponde il Magnifico (e'un titolo) preside di Ingegneria affermando che servirebbe proprio l'opposto ovvero l'incentivazione ad iscriversi: in Italia esiste una carenza di ingegneri e lo confermano le statistiche europee (meno dell'1 per cento sul totale della popolazione).
Allora, a chi servirebbe il numero chiuso ?
Approfondimento: La Stampa, Il Politecnico boccia il numero chiuso: "Servono ingegneri, l'Italia li chiede"
Per far qualcosa in concreto: Progetto Nazionale Prometeo, NO al numero chiuso : http://www.progettonazionaleprometeo.org/
The photo above is taken by "mickiky", on Flickr, Creative Commons licence.
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