Mi sono sempre chiesto come facciano i regimi autoritari a sorreggersi per cosi' tanti anni prima di crollare inevitabilmente come un gigante d'argilla, sprofondati dalle rivolte popolari.
Ed e' quello che sta succedendo oggi in molti paesi arabi. Fatte le debite misure, la domanda puo' anche essere posta per casa nostra, dove non c'e' per fortuna un regime autoritario ma un evidente e conclamato mal governo (verso una pericolosa paralisi istituzionale) sorretto ancora da una non trascurabile opinione pubblica italiana.
Mi viene in mente una frase che ho ascoltato ieri : "la gente crede a cio' che non capisce". Per dirla con le parole dell'eclettico regista attore scrittore cileno Alejandro Jodorowsky, al popolo sembrerebbe che manchi "il senso della poesia" ovvero il contatto intimo con la realta' e a percepire ridicole certe argomentazioni che vengono spacciate come delle verita'. Fa parte della convenzionalita' della vita umana, quella della celebre metafora del "re che e' nudo", passeggia tra la folla e nessuno osa dire che non indossa abiti.
Cosi' come e' sinceramente ridicola la storiella della nipotina di Mubarak, ridicolo e nella stessa misura tragico e' l'apparizione in tv dell'amico del Premier del Piu' Grande Governo della Storia Italiana (dai tempi del papato di Cesare Borgia), il colonnello Gheddafi, che penosamente difendeva una falsa rivoluzione popolare di decenni addietro quando oggi si sta verificando una vera rivoluzione popolare. Falsita' come quando afferma di non aver dato ordine di sparare sulla gente e diabolico quando incita le persone rimaste inattive ad aggredire i rivoltosi.
Il re (o il re dei re africani, come si era autoproclamato in un delirio di onnipotenza) e' nudo, ma il fatto e' che lo era sempre stato, ma pochi se ne erano accorti.
Succedera' anche da noi che sempre piu' gente gridera' pacificamente che il re e' nudo, molti degli intellettuali e uomini politici lo affermano gia' da anni, dai tempi di Craxi, ma questa volta la voce dovra' venire dal basso, dalle persone che non trovano piu' conveniente per loro, per le loro attivita' commerciali, questa direzione politica; dai nuovi poveri italiani che si accorgano che una sola e mirabolante "social card" non basta per arginare l'impoverimento; da quanti giustamente chiedono piu' autonomia dal potere centrale romano (purche' questo venga fatto da tutti con un patto di solidarieta' perche' non ci siano regioni sempre piu' ricche e regioni sempre piu' povere) ma che capiscano quando viene fatta loro una promessa da marinaio.
A prescindere da tutto, da chi siamo e cosa pensiamo, la sola cosa importante che e' la base di tutto, per me e' recuperare questo senso quasi magico della poesia, non dividerci in fazioni (come l'Italia riesce sempre bene dall'epoca dei Comuni) per partito preso.
La poesia aiuta a rompere gli schemi. Poesia e' anche una mattina cambiare strada per andare al lavoro, vedere cosa succede, per poi magari ritornare alla vecchia via. Poesia e' ridere per le baggianate che vengono spacciate per serie da chiunque mostri una falsa autorita'. Poesia e' quella che insegna Benigni quando parla in televisione.
Poesia e' sentirsi vivi, non quello che credo di essere o che voglio apparire agli altri, ma e' il se' piu' autentico che sceglie e decide con la propria coscienza, poesia e' cio' che e' vivo.
The photo above is taken by "h.koppdelaney", on Flickr, Creative Commons licence.
Una nota sulla foto pubblicata, di h.Koppdelaney, la riporto integralmente:
Ed e' quello che sta succedendo oggi in molti paesi arabi. Fatte le debite misure, la domanda puo' anche essere posta per casa nostra, dove non c'e' per fortuna un regime autoritario ma un evidente e conclamato mal governo (verso una pericolosa paralisi istituzionale) sorretto ancora da una non trascurabile opinione pubblica italiana.
Mi viene in mente una frase che ho ascoltato ieri : "la gente crede a cio' che non capisce". Per dirla con le parole dell'eclettico regista attore scrittore cileno Alejandro Jodorowsky, al popolo sembrerebbe che manchi "il senso della poesia" ovvero il contatto intimo con la realta' e a percepire ridicole certe argomentazioni che vengono spacciate come delle verita'. Fa parte della convenzionalita' della vita umana, quella della celebre metafora del "re che e' nudo", passeggia tra la folla e nessuno osa dire che non indossa abiti.
Cosi' come e' sinceramente ridicola la storiella della nipotina di Mubarak, ridicolo e nella stessa misura tragico e' l'apparizione in tv dell'amico del Premier del Piu' Grande Governo della Storia Italiana (dai tempi del papato di Cesare Borgia), il colonnello Gheddafi, che penosamente difendeva una falsa rivoluzione popolare di decenni addietro quando oggi si sta verificando una vera rivoluzione popolare. Falsita' come quando afferma di non aver dato ordine di sparare sulla gente e diabolico quando incita le persone rimaste inattive ad aggredire i rivoltosi.
Il re (o il re dei re africani, come si era autoproclamato in un delirio di onnipotenza) e' nudo, ma il fatto e' che lo era sempre stato, ma pochi se ne erano accorti.
Succedera' anche da noi che sempre piu' gente gridera' pacificamente che il re e' nudo, molti degli intellettuali e uomini politici lo affermano gia' da anni, dai tempi di Craxi, ma questa volta la voce dovra' venire dal basso, dalle persone che non trovano piu' conveniente per loro, per le loro attivita' commerciali, questa direzione politica; dai nuovi poveri italiani che si accorgano che una sola e mirabolante "social card" non basta per arginare l'impoverimento; da quanti giustamente chiedono piu' autonomia dal potere centrale romano (purche' questo venga fatto da tutti con un patto di solidarieta' perche' non ci siano regioni sempre piu' ricche e regioni sempre piu' povere) ma che capiscano quando viene fatta loro una promessa da marinaio.
A prescindere da tutto, da chi siamo e cosa pensiamo, la sola cosa importante che e' la base di tutto, per me e' recuperare questo senso quasi magico della poesia, non dividerci in fazioni (come l'Italia riesce sempre bene dall'epoca dei Comuni) per partito preso.
La poesia aiuta a rompere gli schemi. Poesia e' anche una mattina cambiare strada per andare al lavoro, vedere cosa succede, per poi magari ritornare alla vecchia via. Poesia e' ridere per le baggianate che vengono spacciate per serie da chiunque mostri una falsa autorita'. Poesia e' quella che insegna Benigni quando parla in televisione.
Poesia e' sentirsi vivi, non quello che credo di essere o che voglio apparire agli altri, ma e' il se' piu' autentico che sceglie e decide con la propria coscienza, poesia e' cio' che e' vivo.
The photo above is taken by "h.koppdelaney", on Flickr, Creative Commons licence.
Una nota sulla foto pubblicata, di h.Koppdelaney, la riporto integralmente:
Observer
Who is dreaming? (HKD)
Only one can see the whole....
Playing with different dimensions of reality
and different levels of perception.
Outside is inside
Inside is outside
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Outside is inside
Inside is outside
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