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Il "Caso Amicizia" (III)

Fa riflettere il "Caso Amicizia", a mio avviso perchè rappresenta un caso più unico che raro di incontri che, se definiti con la scala proposta dall'ufologo Hynek, si definirebbero di V tipo.

La prima osservazione è che coinvolge non una ma un gruppo di persone, anche dieci o più, che vivono la stessa esperienza. E' chiaro che non siamo di fronte alla suggestione o alla alterazione mentale di un singolo individuo.

Non solo, ascoltando le testimonianze si nota subito l'equilibrio mentale, la pacatezza, la serenità d'animo della persona che non vuole convincere nessuno ma è coerente con i suoi pensieri e il suo racconto non va oltre l'evidenza dei fatti.

In secondo luogo, i fenomeni osservati non sono stati estemporanei, frutto di una ipotetica allucinazione collettiva di un giorno, ma sono durati dal 1956 alla fine degli anni 70, più di vent'anni di osservazioni che sfidano le normali spiegazioni scientifiche.
Paradossalmente, le "prove" ovvero le voci registrate, i filmati, le foto (tutte di una qualità ottima, mai sfocate o annebbiate come i soliti avvistamenti) sono marginali nel racconto, quasi inutili (chi non sarebbe in grado oggi al computer di produrre materiale identico). Ciò che conta è la viva voce e testimonianza di chi lo ha vissuto.

Terzo, non si evince nessun scopo di lucro, di esporsi mediaticamente per fare soldi con le interviste, guadagnare popolarità, anzi, proprio l'opposto. Si osservano persone schive, che per lunghi anni hanno tenuto nascosta la loro esperienza, forse inconsciamente per paura di essere presi per matti.

E' un caso davvero unico...

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