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Il ritorno dello Zar



"Dio, patria e famiglia". Slogan d'altri tempi quando in Italia si indossavano le camicie di un solo colore, quello nero. Eppure la riforma della costituzione russa del 2020 introdurrà nella carta costituzionale, l'unicità di Dio (per carità, è anche vero, ma lo stato che non associa i propri principi ad una religione è certo preferibile) e della famiglia intesa unicamente come generata da maschio più femmina (per carità ancora, è anche vero questo nel senso esoterico del termine - i principi yin e yang vanno sempre bilanciati - ma non deve essere così rigidamente applicata altrimenti si creano discriminazioni e fraintendimenti, le eccezioni possono essere tante).

La "Madre Russia" (trovo che sia un bel nome) ha alle spalle una tradizione millenaria di regni duraturi che la rivoluzione sovietica non ha cancellato, anzi rafforzato, visto che in età post-sovietica, l'attuale presidente con la nuova costituzione potrà teoricamente restare in carica fino al 2036 (perché il vincolo dei due mandati verrà azzerato con questa riforma, quindi 2 compiuti nel 2024 più altri 2 possibili mandati), ovvero un mandato a vita, dato che nel 2036 compirà 83 anni.

Considerando inoltre che Putin è in carica dal 2000 (più precisamente dal 31 dicembre 1999), potranno essere 36 anni di governo, molto di più di Stalin (1924-1953) e di Gorbačëv (1985-1991) ma pur sempre meno dei quasi quarant'anni di Pietro il Grande (1682 – 1721) !

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Foto del Cremlino di Kirill Bikowez da Pixabay

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