A proposito di Raimon Panikkar e della necessità, nel mondo moderno, di saper assimilare le diverse anime religiose-spirituali, senza farne un sincretismo ma di essere in grado di digerirle interiormente:
Raimon Panikkar |
«Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindù e ritorno buddhista, senza cessare per questo di essere cristiano».
"In lui i tre patrimoni religiosi si erano sciolti, come i tanti alimenti, pure opposti come sapore e natura quali il sale e lo zucchero, che noi mangiamo e beviamo, e che il corpo umano assorbe, divenendo quell’unica energia che poi sostiene i tanti sforzi che la vita richiede. Il sincretismo non è l’accostamento di elementi differenti, ma la non digestione degli stessi. Per digerire le esperienze più sante dell’umanità, quali il Vangelo, i Veda o i sutra buddisti, l’uomo deve approfondire e qualificare la propria sensibilità umana, al punto di sperimentare dentro la sua umanità il palpito religioso dell’altro. Così l’uomo deve superare i suoi limiti culturali e di appartenenza religiosa per accogliere come parte di sé l’esperienza altrui; contemporaneamente l’esperienza dell’altro accolta dentro di sé conferma e conforta lo sforzo compiuto per superare i limiti della propria cultura e appartenenza religiosa."
(tratto dall'artico "La profezia di Raimon Panikkar", nel sito "Vangelo e Zen", http://www.vangeloezen.org/2010/08/la-profezia-di-raimon-panikkar/)
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