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Essere vegetariani

Finalmente un primato italiano di cui andare fieri: l'Italia ha 6 milioni, quasi 7 milioni (previsiti nel 2010) di vegetariani, primi in Europa, secondo i dati Ac Nielsen rielaborata dall'Eurispes (fonte Repubblica).
Essere vegetariani è una forte e bella scelta di vita che trovo in armonia con il vivere sano lontano dal cibo industrializzato e massificato. Pur non potendomi dichiarare tale (non ancora), stimo grandemente chi aderisce.

Certo, in ogni cosa a mio parere non bisogna andare agli eccessi, considero il consumo di latte e, soprattutto uova importante per il metabolismo umano, e rinunciarvi come hanno scelto i vegani (che costituiscono, sempre secondo la recente statistica, il 10% dei vegetariani italiani) lo trovo ancora più difficile ed estrema.

E' chiaro che l'essere umano è onnivoro.
Nell'evoluzione umana il consumo di carne è stato fondamentale per lo sviluppo del cervello e quindi dell'intelligenza e di ciò che siamo, Iniziò, spiegano gli antropologi, che le scimmie nostre antenate, non essendo ancora in grado di cacciare, si nutrivano di ciò che restava del pasto di animali cacciatori, così l'apporto massiccio di proteine accellerò grandemente lo sviluppo del genere Homo. Ancora è fondamentale credo nei primi anni di vita dell'essere umano e nello sviluppo. Ma poi, quando smettiamo di crescere (fisicamente, intendo) credo che ognuno possa scegliere come nutrirsi.

Non è la carne in se che è da avversare a mio parere, quanto il modo con cui arriva a noi. Ben vengano le bucoliche mucche che pascolano libere in sani pascoli alpini, che producono un buon latte, un buon formaggio (chi conosce ancora il profumo di una toma prodotta da un alpeggio?) e che vengono macellate in paese.
Ma tutto ciò che viene prodotto contro natura, in serie, mucche da latte e da macello, in condizioni disumane (e chi studia veterinaria lo vede e può ben testimoniarlo), senza amore, con indifferenza e disprezzo per la loro sorte, che carne pensiamo di mangiare a tavola ?

Come gli struzzi l'uomo nasconde la testa dentro la sabbia, mangio la carne ma non voglio sapere la sofferenza che ho provocato, ma sono proprio certo che la sofferenza della mucca non la mangierò con la carne ? Indosso un nuovissimo paio di scarpe da ginnastica (non fatemi dire le marche) e dimentico dove sono state prodotte e chi le ha confezionate, un lavoratore sottopagato e disumanamente trattato. E quella sofferenza non diventa anche la mia sofferenza ? Non sono forse io l'artefice della sofferenza altrui ?
Perchè non vogliamo vedere ?
Perchè dobbiamo accettarlo ?
Quando smetteremo di pensare di considerarci esseri isolati l'uno dall'altro, individuali, ognuno per conto suo e non responsabile se non per ciò che mi riguarda (ovvero ciò che il mio egoismo comanda di sentirmi responsabile), quando invece non si vede che siamo tutti interconnessi, nessuno è un isola, tutti fanno parte del tutto, e la responsabilità è di tutti noi..

This photo is taken by "The Gifted Photographer", on Flickr, Creative Commons licence.

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