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Prima fundamenta commosin vocant periti, secunda pissoceron, tertia propolin, inter coria cerasque, magni ad medicamina usus. commosis crusta est prima, saporis amari. pissoceros super eam venit, picantium modo, ceu dilutior cera. e vitium populorumque mitiore cummi propolis, crassioris iam materiae additis floribus, nondum tamen cera, sed favorum stabilimentum, qua omnes frigoris aut iniuriae aditus obstruuntur, odore et ipsa etiamnum gravi, ut qua plerique pro galbano utantur.
(estratto da: Naturalis Historia, Liber XI, Gaius Plinius Secundus)
Propolis, ovvero "Pro Polis", davanti alla città ovvero, in altre parole, difensore della città.
Questo è quanto ci racconta Plinio il Vecchio (23 - 79 d.C.) del Propoli, sostanza resinosa prodotta dalle api dalla corteccia delle piante.
Nella Naturalis Historia leggiamo che viene utilizzato dalle api per restringere le vie di ingresso dell'alveare contro le minacce esterne: per proteggersi dal freddo e per impedire l'ingresso di insetti estranei.
Propolis in realtà è la terza fundamenta citata, le altre sono Commosis (prima fundamenta), ovvero la funzione di igenizzare l'alveare, e Pissoceros (seconda fundamenta), ovvero con l'aggiunta di cera diventa materiale di costruzione per le api.
L'utilizzo del propoli dalle api all'uomo il passo è breve: già ai tempi di Plinio è conosciuto come un rimedio della medicina naturale (cito le proprietà di antibatterico e antiinfiammatorio, ma la lista è lunga, si legga su Wiki).
Curioso è stato anche il suo utilizzo come vernice: utilizzato dal grande liutaio Stradivari (probabilmente non solo lui) per i suoi strumenti musicali.
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