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La paura del Crocifisso

Signore delle Cime

A chi fa paura il crocifisso, segno cristiano per antonomasia ?

Fa forse paura a qualche solerte mamma spaventata da quel simbolo appeso su di un muro scolastico, tanto da ricorrere ai giudici per farlo togliere dall'aula ? Il suo pargolo, si sa, con quello scomodo simbolo così vicino potrebbe esserne condizionato, turbato il suo animo, farsi forse troppe domande e chiedersi perchè quel simbolo, cosa rappresenta, chi sono io, chi è Dio ?
Domande forse che per la tenera età del pargolo potrebbero confonderlo troppo, meglio proteggerlo, magari a vita, lasciarlo beato nel consumismo e nel nichilismo del mondo materiale che oggi sempre più ci attrae.

Fa forse paura ai giudici della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ?
Sembra di si, dato che hanno oggi emesso una sentenza contro il crocifisso nelle aule scolastiche. Nella loro efficienza giuridica e intransigenza, degno da santa inquisizione medievale (altro che laiscismo!), l'hanno quindi bandito.
Ma se un crocefisso turba così tanto le giovani menti, perchè allora non bandire la televisione, i media, il frastuono mediatico, tutto ciò che condiziona, e questa volta ben più gravemente, l'animo umano e a maggior ragione le giovani menti ?

Il simbolo religioso è un simbolo e niente altro. Non significa appartenere ad una religione, in questo caso cristiana. Se non si crede in quel simbolo, allora sarà soltanto e semplicemente un legno appeso ad una parete, un pezzo d'arredamento e niente altro. Se si crede, avrà per ciascuno un grande significato.
Al di la e oltre gli integralismi, ogni religione è giusta e portatrice di verità, perchè così come sono tanti i fiumi che scorrono paralleli e conducono allo stesso mare, così sono tante le religioni che insegnano l'unica vera Verità, l'Amore essenza del Divino, così come sono tanti i suoi nomi: Gesù, Dio, Allah, Krishna, Jahvè, Eloim, Brahma, Geova, Grande Spirito, Ahura Mazda, Virachoca, Quetzalcoatl, ovvero la Luce, l'Uno, l'Immenso, il Divino.

Ecco allora che accanto al crocifisso, se qualche mamma davvero fosse turbata, per se stessa e non credo per il bambino, non togliamo, ma aggiungiamo quanti simboli vogliamo, mettiamo la mezzaluna islamica, appendiamo il Sacro Om induista, appendiamo Buddha che prega e in medidazione si connette al Divino.. così:


Fonte : Repubblica, "Strasburgo, no al crocifisso in aula"

The photo above, "Signore delle Cime", is taken by "rebuski", on Flickr, Creative Commons licence.

Commenti

Anonimo ha detto…
In una chiesa di Broadbridge Heath, una cittadina del Sussex in Inghilterra, un Crocifisso, opera dello scultore Copnall, presente in quella chiesa fin dagli anni ’60, è stato rimosso, per essere sostituito da una croce geometrica, vuota. La scultura alta tre metri, realizzata in polvere di carbone e resina non ispirava un messaggio rassicurante: questa la stupefacente motivazione! Quel Crocifisso faceva davvero paura ai bambini e gli adulti non ne ricavavano pensieri di serenità, dato che, secondo le parole del reverendo Ewen Souter, era piuttosto "un'orribile immagine di dolore e sofferenza": a tale decisione si è pervenuti sulla base di un’indagine conoscitiva condotta tra i frequentatori della chiesa.
E’, innanzi tutto davvero singolare come la decisione della rimozione di un Crocifisso da una chiesa venga assunta sulla base di un sondaggio che assomiglia molto ad un’indagine di mercato su di un prodotto commerciale per scoprire i gusti degli eventuali acquirenti, come se certe scelte possano essere operate sulla base del maggior gradimento riscontrato.
Che senso ha parlare, con riferimento alla raffigurazione del Cristo Crocifisso, di “un’orribile immagine di dolore e sofferenza”, per giustificare la sua asportazione, sostituendola con una croce vuota che, tra l’altro,
è diventata oggi, con discutibile gusto, un femminile ornamento? Difficilmente, infatti, una qualsiasi raffigurazione del Cristo Crocifisso potrà mai realisticamente rappresentare la straziante e disumana agonia di un Uomo - che già portava sul suo corpo i segni di una precedente flagellazione e con il capo grondante sangue per la corona di spine – condannato a morire appeso ad una croce con chiodi che gli trafiggevano mani e piedi.


Purtroppo, la ricerca smodata del benessere che caratterizza la mentalità del mondo moderno ci porta a prendere le distanze da tutto ciò che non risponde alle nostre aspirazioni, sicché quel Crocifisso, mentre noi cerchiamo, non solo di alleviare (il che sarebbe comprensibile e giusto) ma di sopprimere la sofferenza, con qualsiasi mezzo anche illecito, ci disturba e scandalizza e quasi preferiremmo che, quel giorno, Gesù Cristo avesse accettato la provocazione di quanti continuavano a schermirlo (“Se sei il figlio di Dio, scendi dalla croce”), lasciando vuota quella croce, così come preferita dal reverendo di Broadbridge Heath.


“ Certamente (sono parole di Benedetto XVI, nell’Enc. “Spe salvi”) bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza: impedire, per quanto possibile, la sofferenza degli innocenti; calmare i dolori; aiutare a superare le sofferenze psichiche…..Sì, dobbiamo fare di tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità, semplicemente perché non possiamo scuoterci di dosso la nostra finitezza e perché nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che è continuamente fonte di sofferenza. Questo potrebbe realizzarlo solo Dio: solo un Dio che personalmente entra nella storia facendosi uomo e soffre in essa. Noi sappiamo che questo Dio c’è e che perciò questo potere che toglie il peccato del mondo è presente nel mondo. Con la fede nell’esistenza di questo potere, è emersa nella storia la speranza della guarigione del mondo. Ma si tratta, appunto, di speranza e non ancora di compimento…….Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore…..” Federico Pellettieri ( tratto dal blog www.eclissideivaloricristiani.blogspot.com )
Anonimo ha detto…
Se dietro la presenza del crocifisso non ci sono altre motivazioni, allora perché ci tenete tanto da averlo per obbligo di legge in una scuola pubblica? Ti faccio io la domanda inversa, non che paura fa a me, ma che paura fa a te il fatto che non ci sia più?
Se gli insicura siamo noi "laicisti" e voi i forti per cui la presenza o meno del crocifisso non fa alcuna differenza perché insistere tanto per volerlo?

Di fatto la presenza di un simbolo religioso che viene imposta per legge, sì per legge, in un luogo pubblico, ha un forte valore simbolico, se non per il simbolo in sé, per il valore che significa quell'obbligo di legge in barba a chi non crede in quel determinato simbolo!
Se dall'oggi al domandi lo stato ci obbligasse ad avere un cerchio quale simbolo appeso in ogni classe, e col tempo incominciasse a nascere una religione il cui simbolo è proprio quel cerchio, pian piano capireste anche voi la violenza ideologica che rappresenta la presenza obbligatoria e per legge di un simbolo, alla faccia della pari dignità di tutti i cittadini.
Anonimo ha detto…
Evidentemente il riferimento all'episodio da me su riportato, è stato frainteso: volevo solo, implicitamente, fare riferimento alle critiche rivolte alla sentenza della Corte europea che io non condivido, in quanto molto riduttive. Le motivazioni della protesta sono, infatti, essenzialmente fondate sulla considerazione che quel simbolo contraddistingue la nostra “cultura”, “identità”, “tradizione” nazionale, quasi avanzando una rivendicazione di un’inammissibile esclusiva, mentre altri, pur critici nei confronti della citata sentenza, affermano che quel simbolo è “innocuo” ed, in ogni caso “non offende nessuno”.
Se queste sono le motivazioni a favore del mantenimento di quel simbolo (da alcuni messo addirittura sullo stesso piano dell’italico tricolore), prescindendo dai valori “forti” ed a carattere universale che la raffigurazione del Cristo sofferente in croce evoca e trasmette, provocando interrogativi che turbano le coscienze, forse, allora, sarebbe meglio lasciar perdere ogni entusiasmo per un’inutile battaglia!

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