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Il mito di Er

This photo is taken by "Dead Air" on Flickr, Creative Commons licence.

E se fosse proprio la nostra anima a scegliere il nostro destino ?

Provate ad immaginare. Ma occorre immaginare senza preconcetti, occorre cioè liberarsi dai, veri o falsi (a voi giudicare) stereotipati modi di pensare, superare l'opprimente dogmatismo religioso (Dio e la provvidenza) da un lato, e il materialismo psicologico del XX secolo dall'altro, delle teorie freudiane, della genetica e dell'ambiente che ci insegnano a credere che solo quelle due componenti influenzano il comportamento umano, riducendolo a pure conseguenze meccanicistiche.
E chiederci invece dove sta veramente l'anima.

A supporto di questo mio pensiero, un consiglio di leggere il libro X della "Repubblica" di Platone, l'ultima parte, quella che conclude il libro, con il "Mito di Er".
Racconta Socrate (così il libro è scritto, sotto forma di dialogo con Socrate protagonista) :

"Er figlio di Armenio, di origine panfilica. Costui era morto in guerra e quando, al decimo giorno, si portarono via dal campo i cadaveri già decomposti, fu raccolto intatto e ricondotto a casa per essere sepolto; al dodicesimo giorno, quando si trovava già disteso sulla pira, ritornò in vita e raccontò quello che aveva visto laggiù."

E' un racconto post-mortem. L'eroe Er, risvegliatosi quando il corpo stava per essere bruciato sulla pira, racconta quello che ha visto nell'aldiltà, nel "mondo delle idee" platonico, a cominciare dal giudizio delle anime :

"... per ogni ingiustizia commessa e ogni persona offesa le anime avevano scontato una pena decupla; ciascuna pena era calcolata in cento anni, perché tale è la durata della vita umana, in modo che pagassero un fio dieci volte superiore alla colpa. Ad esempio, se alcuni erano stati responsabili della morte di molte persone, perché avevano tradito città o eserciti precipitandoli nella schiavitù o si erano resi colpevoli di qualche altro delitto, per ciascuna di queste colpe subivano patimenti dieci volte maggiori; se invece avevano fatto dei benefici e si erano comportati in modo giusto e pio, ricevevano la debita ricompensa nella stessa misura."

Scontata la pena o la beatitudine, le anime sono pronte per ritornare sulla terra.
Come questo avviene? Eccoci arrivati al punto centrale del mito : l'anima si mette in coda (dato che ci sono tante anime in attesa, a ciascuna viene assegnato casualmente un posto nella coda) e ciascuna sceglie quale modello di vita vivere , tra le tante disponibili che Lachesi (ovvero il Destino) ha scelto, sia paradigmi di vita di uomini che di animali, di tiranni, di persone insigni o oscure:

"Appena giunti, essi dovettero subito presentarsi a Lachesi. Per prima cosa un araldo li mise in fila, poi prese dalle ginocchia di Lachesi le sorti e i modelli di vita, salì su un'alta tribuna e disse: "Proclama della vergine Lachesi, figlia di Ananke! Anime effimere, ecco l'inizio di un altro ciclo di vita mortale, preludio di nuova morte. Non sarà un demone a scegliere voi, ma sarete voi a scegliere il vostro demone."
Chi è stato sorteggiato per primo, per primo scelga la vita alla quale sarà necessariamente congiunto. La virtù non ha padrone, e ognuno ne avrà in misura maggiore o minore a seconda che la onori o la disprezzi. La responsabilità è di chi ha fatto la scelta; la divinità è incolpevole.

(...) Quindi l'araldo depose a terra davanti a loro i modelli di vita, in numero molto maggiore delle
anime presenti. Ce n'erano d'ogni tipo: tutte le vite degli animali e degli uomini. Tra esse c'erano delle tirannidi, alcune perfette, altre rovinate a mezzo e finite in miseria, esilio e povertà; c'erano poi vite di uomini illustri, gli uni per l'aspetto, la bellezza e il vigore fisico in ogni campo, in particolare in quello agonistico, gli altri per nobiltà di stirpe e virtù degli antenati, ma c'erano anche vite di uomini oscuri per le stesse ragioni, e la cosa valeva anche per le donne."

Per chi è pratico di scienze statistiche non si scoraggi : l'ordine casuale con cui si viene messi in coda e la limitatezza (seppur grande nel numero e certamente superiore al numero delle anime in attesa) dei possibili modelli di vita non deve far pensare che l'ultimo della coda sarà necessariamente il più svantaggiato (come potrebbe succedere ad un Fantozzi in paradiso), infatti :

"Poi il messaggero venuto da laggiù riferì che proprio in quel momento l'araldo disse: "Anche chi è arrivato per ultimo, se sceglierà con giudizio e vivrà con rigore, può disporre di un'esistenza accettabile e non indecorosa. Il primo a scegliere non sia distratto e l'ultimo non si scoraggi!".

Per Platone quindi, scegliere un modello di vita significa scegliere, prima della nascita, un demone (daimon), da intendere nel senso di chiamata del destino (intendiamoci : nulla a che fare o a che vedere col significato di demone che le grandi religioni, cattolica compresa, intendono con questo termine : è semplicemente un'ononimia, per Platone è tutto un'altra cosa!).

"Quando tutte le anime ebbero scelto la propria vita, si presentarono a Lachesi secondo l'ordine del sorteggio; a ciascuna ella assegnava come custode della sua vita ed esecutore della sua scelta il demone che si era preso."

Nell'ultimo passaggio prima della reincarnazione, le anime bevono l'acqua del fiume Lete, in modo da dimenticare la memoria delle vite passate.

E così arriviamo alla conclusione del libro :

"Ma se daremo retta a me, considerando l'anima immortale e capace di sopportare ogni male e ogni bene, terremo sempre la via che porta in alto e praticheremo in ogni modo la giustizia unita alla saggezza; in questo modo saremo cari a noi stessi e agli dèi finché resteremo quaggiù e anche dopo che avremo riportato le ricompense della giustizia, come i vincitori che vanno in giro a raccogliere premi, e godremo della felicità su questa terra e nel cammino di mille anni che abbiamo descritto".

Tocca a noi la scelta, sempre, operare con giustizia, saggezza, ed aggiungo etica e, al di sopra di tutto: amore, sempre tanto amore.

(Traduzione della Repubblica da Filosofico.net)

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