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Chip sottocutanei

Sembra un argomento da fantascienza che a buon ragione potrebbe suscitare atmosfere orwelliane da "grande fratello".
Per fortuna il clamore del chip sottocutaneo che permette l'identificazione di una persona a distanza sembra ridimensionarsi parecchio.
Per fortuna, si spera.

La tecnologia è ben nota (chi scrive sta lavorando su questa tecnologia, quindi con cognizione di causa) si chiama RFID, identificazione a radiofrequenza, già largamente utilizzata in molte carte in circolazione sia in Italia che nel mondo (ad esempio: tessera dell'abbonamento annuale ai mezzi pubblici di Torino, tessere delle principali stazioni sciistiche, badge di molte aziende che permette di "timbrare il cartellino" ovvero registrare l'ora di entrata e di uscita).

E' un micro-circuito (chip) che è normalmente passivo (ovvero senza alimentazione a batteria) che si accende solo nel momento in cui è irradiato da onde a radiofrequenze, e risponde con un identificativo unico (di solito un numero su 4 byte). Nelle versioni più evolute può contenere alcuni dati (che non superano pochi KByte, un'inezia) protetti da meccanismi di sicurezza.
Finchè si trova in un supporto plastico che chiamiamo comunemente "carta" ciò non ci spaventa. Chi è già turbato da ciò, semplicemente se può lo lascia a casa o lo usa il meno possibile: ad esempio, se si tratta di un pagamento può usare i contanti.

Il suo raggio di azione è da pochi millimetri a qualche centimetro (praticamente la tessera deve essere quasi appoggiata per poter essere letta). Tecnologie con RFID semi-attivi o attivi (ovvero dotati di una piccola batteria che li alimenta) può permettere di raggiungere distanze di decine di metri, ma non oltre. Al momento una tecnologia che permetta, tramite un'ipotetica rete satellitare costruita ad hoc, il rilevamento di tag RFID (come mi è capitato di leggere) e quindi sapere dove si trova la persona munita di RFID sottocutaneo, è fantascienza.

Ritornando all'identificativo (chiamato anche "tag") che il chip risponde quando è interrogato, ciò basterebbe per associare in maniera univoca (cioè senza possibilità di sbaglio od omonimia) l'identità di una persona (pensiamo a carta di identità, passaporto, storia sanitaria, fiscale..). Questo teoricamente : in pratica ciò non avviene, e i governi non mi risulta si muovino in questo senso, per una ragione evidente quanto palese : violazione della privacy.

Chi invece non teme di esporsi, è libero di farlo, comprando per pochi dollari il chip Verichip, prodotto in Florida dalla Applied Digital Solution, e facendoselo impiantare sotto pelle con una siringa (il chip ha le dimensioni di un chicco di riso).
La società, sicuramente conscia del problema della privacy, ha puntato e sembra puntare (nonostante i risultati non brillanti) sull'uso nel campo medico: ciò permetterebbe di identificare immediatamente un soggetto a rischio salute e di portargli tempestivamente, in caso di necessità, le prime cure. Curioso tuttavia che anche durante il nazismo, le temibili Waffen-SS si facevano tatuare il braccio sinistro per essere identificati ed avere priorità nelle cure ospedaliere.. (fonte: blog di Roberto Venturini, "Privacy sottocutaea").

Di seguito riporto una serie di articoli, selezionati in un periodo di cinque anni, dal 2003 al 2008, tratti dal Corriere della Sera e La Stampa, ordinati per data, nella quale cerco di ricostruire la storia, e spero anche documentare l'epilogo, dei chip sottocutanei per esseri umani:

Il Corriere della Sera, 19-07-2003, "Il chip sottocutaneo sbarca in Messico. Il microprocessore per monitorare la salute e per la sicurezza: si stima che in un anno verrà comprato da 10.000 persone"
Il Corriere della Sera, 14-10-2004, "Usa, sì al microchip sotto pelle per uso medico. La Food and Drug Administration dà l'ok alla vendita negli States. in Italia uno studio sull'opportunità dell'utilizzo"
Il Corriere della Sera, 11-01-2006, "Chip sotto pelle, crescono i fan negli Usa. In Rete testimonianze, foto e video di quanti si sono fatti impiantare il silicio per poter fare a meno di chiavi e password"
La Stampa, 30-01-2007, "Un chip indossato sotto la pelle: nuova moda ma con riserve"
Il Corriere della Sera, 5-09-2007, "No ai Rfid sottocutanei obbligatori. Il senato della California vieta i «badge» sottocutanei obbligatori per gli esseri umani, preoccupato per la privacy"

La fine ?
Newsrfid.com : 23 Maggio 2008 - "L'RFID sottocutaneo non decolla: VeriChip perde la sua sfida ed è costretta a vendere"

A chiosa di tutto ciò, per quanto riguarda l'Italia, possiamo a mio parere sentirci tranquilli fin quando esisterà una precisa normativa ovvero l'ordinanza del 9 marzo 2005 del Garante della privacy (pubblicata in http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1109493), la quale conclude:

"ai sensi dell'art. 154, comma 1, lett. c) del Codice, prescrive ai soggetti che, a diverso titolo, effettuino trattamenti di dati personali avvalendosi della RFID, le misure necessarie od opportune indicate nel presente provvedimento al fine di rendere il trattamento conforme alle disposizioni vigenti."


The photo above is taken by "midnightcomm" on Flickr, Creative Commons licence.

Commenti

Rouge ha detto…
Non so perchè ma io non mi fiderei molto. Sono contrario ai piercing, figurati ai chip sottopelle!
Anonimo ha detto…
Il chip sotto cutaneo, per i non informati, permetterà anche di essere dannoso(al portatore) nel qual caso sia un criminale.

Ho visto anche che nel 2006 l'hanno utilizzato nel film mission impossible 3, l'ho notato all'inizio del film, mentre stava portando alla morte la portatrice, poi ho dovuto spegnere e non l'ho più ripreso il film.


Trovo alquanto colossale che la chiesa non prendi alcuna posizione, d'altro canto il chip in questione verrebbe impiantato nella mano destra, simboleggiando il marchio della bestia, ma se non parla del codice a barre, a maggior ragione non parlerà neanche di questo. Simpatica la visione della chiesa negli ultimi centenni, a quanto pare non l'hanno nemmeno letta la bibbia... e poi criticano


A me comunque non è ancora parso che svanissero le società social-nazzi-fasciste, e non sarei tanto d'accordo di farmi impiantare qualcosa del genere dai mentecatti di quel livello. Tanto più se ora, 2011-12, siamo constantemente tenuti alla canna del fucile da quelli che ora sono i terroristi, ma che un giorno, non tanto lontano, verranno ricordati come i mercati.


Non ci sono tanti precetti positivi per cui si possa anche solo pensare che sia una cosa buona questa, anche perchè viene portata avanti con un colpo basso, come la cura dei più deboli, ma in un periodo così, vuoi mettere se i nazzisti avevano i chip impiantati sugli ebrei quanto ci mettevano a trovarli? esempio trasmutabile per qualsiasi fuggitivo

Certo è che sarebbe una buona cosa in un mondo controllato da meno mentecatti, ma se fossimo in quel mondo non avremmo neanche bisogno di tali misure, atte a tenere sott'occhio la popolazione, più che a metterla in sicurezza.


E' una misura accettabile solamente da chi ha una salute precaria. Ma per il resto, o hai letterale interesse o sei altamente carente di fatti storici.

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