Paradossale oltre che drammatico quello che sta accadendo in questi giorni in Tibet.
A ricordarci delle perenni violazioni dei diritti umani in Tibet, la notizia di qualche giorno fa (prima dell'inizio degli scontri di questi giorni) nella quale si annunciava che gli Stati Uniti avevano depennato la Cina dalla lista nera dei paesi con più gravi violazioni dei diritti umani (notizia Ansa del 12-3-08).
A me è subito sembrata un'ipocrisia di stato : la lista con più gravi violazioni, non semplicemente violazioni e basta: il mondo non è diviso tra chi non viola e chi viola i diritti umani ma chi lo fa più o meno, tra chi lo fa di nascosto e sistematico e chi invece in modo palese e magari maldestramente.
Violare il diritto di una persona forse è meno grave che violare il diritto di 10, 100, 1000 persone ?
Bene, pensai allora, forse la Cina si ravvede ? Sbagliato, pensai subito, dato che con le prossime Olimpiadi in Cina, il businness delle multinazionali e i diritti televisivi ultramiliardari erano una buona ragione per depennarla da quella lista nera.
Di questi giorni gli scontri in Tibet per affermare il principio sacrosanto di autodeterminazione di un popolo con la propria tradizione, cultura, religione, identità nazionale.
Pensate solo a cosa significa "violare i diritti umani" : pensate forse che se il mio blog fosse stato aperto in Cina avrei potuto far valere il mio diritto di esprimere liberamente il mio pensiero e affermare che il Tibet ha diritto all'indipendenza o quanto meno a maggiore autonomia come il Dalai Lama afferma ? Naturalmente no, verrebbe censurato, oscurato, forse anche condannato e imprigionato per le mie e immagino anche vostre idee.
Altra ragione di Stato: degli scontri violenti ormai noti a tutti, il Papa (spero non la Chiesa nel suo complesso anche se la rappresenta) domenica scorsa all'Angelus non ne parla. Non alza la voce per condannare come invece ha condannato altre violazioni in altri stati.
E' un silenzio a mio parere pesante.
Ragione di stato appunto, anche se l'agenzia della Cei precisa che " 'non è una svista' ma è dovuto al difficile dialogo Chiesa-Cina" (notizia Ansa del 17-3-08).
Tanti infatti sono i cinesi cattolici e ancora di più i cinesi che potrebbero venire "convertiti" al cattolicesimo.. potrebbe forse il Papa rappresentante della Chiesa inimicarsi uno stato così importante ?
Commenti
Tutto ben fatto.
Adesso diventerò affezionato fruitore.
Grazie :-) !